Tema Zavarise - Gruppo Alpini Crocetta del Montello

- Sezione di Treviso -
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Attività > La scuola > Secondaria di 1° grado > Temi 2005-2006
Testo del tema presentato da Tommaso Zavarise, classe III F
premiato con una borsa di studio nell'anno scolastico 2005-2006
L’articolo 2 dello statuto dell’Associazione Nazionale Alpini recita così:
"Associazione apolitica, l’A.N.A si propone di:
a) tenere vive e tramandare le tradizioni degli Alpini, difendere le caratteristiche, illustrarne le glorie e le gesta;
b) rafforzare tra gli Alpini di qualsiasi grado e condizione i vincoli di fratellanza nati dall’adempimento del comune dovere verso la Patria e curarne entro i limiti di competenza, gli interessi e l’assistenza;
c) favorire i rapporti con i Reparti e con gli Alpini in armi;
d) promuovere e favorire lo studio dei problemi della montagna e del rispetto dell’ambiente naturale, anche a fini della formazione spirituale e intellettuale delle nuove generazioni;
e) concorrere, quale Associazione volontaria, al conseguimento dei fini dello stato e delle pubbliche amministrazioni in materia di protezione civile in occasione di catastrofi e di calamità naturali."

Secondo me gli Alpini, in tutti questi anni, hanno mantenuto fede molto bene a tutti questi propositi…
Gli Alpini si sono molto impegnati in campo sociale costruendo centri per handicappati, case di pronta accoglienza, case di recupero di diversi tipi.
Inoltre hanno: costruito rifugi, chiesette, capitelli, monumenti, strade; elargito fondi per varie opere di beneficenza; dato un grande aiuto in occasione cataclismi come terremoti, alluvioni, frane, inondazioni, straripamenti, valanghe; varie missioni di pace o umanitarie all’estero: in Kossovo, Francia, Mozambico, Iran, Armenia, Afghanistan…

TERREMOTO IN FRIULI DEL 1976

Però l’operazione che ha dato l’impulso per tutte le altre è stata senza dubbio il terremoto in Friuli del ’76, dove per mesi Alpini e persone provenienti da tutta Italia diedero una mano per ricostruire.
6 maggio 1976 ore 20,59 prima piccola scossa di avvertimento. Invece  alle 21,24 la vera e propria scossa di  magnitudo 8,6.
La mattina del giorno seguente i comandi di tutti i distaccamenti misero in atto tutte le misure per alleviare i disagi della popolazione con la distribuzione di viveri e bevande calde, di indumenti e di coperte recuperati dalle caserme inagibili.
Il terremoto il cui centro fu localizzato nella zona del monte S. Simeone fu avvertito in tutto il nord Italia e oltre il confine. Ma i danni più gravi si verificarono in Friuli, a nord dell’allineamento Udine-Pordenone. I comuni colpiti furono 119 con 978 morti e oltre 2000 feriti; 28 morti e 32 feriti furono Alpini della Julia.
Dopo la sera del 6 maggio le scosse proseguirono con notevole intensità ma senza provocare ulteriori gravi danni tanto da permettere un intensa attività lavorativa ed organizzativa che si protrasse per tutta l’estate.
Tutta la prima fase dei soccorsi fu caratterizzata dall’urgenza e fu rivolta alla ricerca, medicazione e trasporto dei feriti negli ospedali, al ripristino dei collegamenti, della viabilità minore e della ferrovia; al ricongiungimento con le piccole comunità montane; al rifornimento idrico e alla potabilizzazione delle acque; organizzazione e gestione degli attendamenti con particolare riguardo al vettovagliamento, all’impianto delle docce campali e dei servizi igienici; al recupero e trasporto di masserizie e opere d’arte; ai servizi di guardia antisciacallaggio ed alla ferrovia.
Le caserme danneggiate rappresentarono un punto di riferimento sicuro per tutti, dove terremotati e soccorritori trovarono generi di conforto, vitto, assistenza sanitaria, indumenti e coperte. Gli Alpini della Julia, anche se tragicamente coinvolti furono soccorritori efficienti e generosi.
Per dare un idea del peso logistico-operativo limitatamente alla Julia:
- gestione di circa 6000 tende di grandi dimensioni, distribuite in 73 tendopoli per complessivi 21000 posti letto con 10 docce campali e 3 lavanderie;
- confezione e distribuzione di viveri con una media di 23000 pasti al giorno e l’impiego di 801 cucine campali e 10 di caserma; coperte, lenzuola, materassi in proporzione, generi di conforto e per l’igiene personale, indumenti, attrezzi.
Nacquero 11 cantieri di lavoro dislocati in vari paesi; nei vari cantieri si parlavano tutti i dialetti d’Italia.
Fin dall’inizio dell’emergenza operarono a fianco degli Alpini numerosi enti pubblici e privati, italiani e stranieri con notevoli mezzi anche finanziari. Ricordiamo i 50 miliardi di lire affidati all’A.N.A dal governo degli Stati Uniti: furono spesi bene  per la ricostruzione.
Fra coloro che contribuirono a far risorgere il Friuli c’erano: il btg. Genio del 2° C.A. germanico, il btg. San Marco, la Croce Rossa, i Vigili del Fuoco, il commando Forze Alleate in Italia, le forze dell’ordine e l’esercito canadese.
A settembre l’operazione non era ancora conclusa ma sembrò di poter guardare avanti con tranquillità.
Ma il lavoro della Julia continuò mentre l’inverno che si avvicinava con i primi freddi, impose l’abbandono delle tende e il trasporto di un migliaio di terremotati al sicuro in zone residenziali della regione.
Questa del Friuli è stata solo l’operazione che ha dato inizio alla storia degli alpini in tempo di pace; ma da  quell’anno gli Alpini si sono prodigati in centinaia di altre operazioni sia in Itala che all’estero guadagnandosi una reputazione mondiale; speriamo anche che le giovani generazioni di oggi capiscano l’importanza dell’Alpino e ne aiutino a conservare le tradizioni e le gesta e che le tramandino ai propri figli e così via affinché l’Alpino ci sia sempre per aiutare chi ha bisogno.
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