Tema Mondin - Gruppo Alpini Crocetta del Montello

- Sezione di Treviso -
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Attività > La scuola > Secondaria di 1° grado > Temi 2004-2005
Testo del tema presentato da Giulia Mondin, classe III E
premiata nell'anno scolastico 2004-2005
Il racconto che sto per scrivere non è il solito racconto di un eroe di guerra come tanti si sono scritti, letti e conosciuti su gente che ha vissuto la seconda guerra mondiale, ma di un giovane come tanti altri che in quel periodo tragico della nostra storia si è trovato, per non essere deportato in Germania, a scappare e a nascondersi per un lungo periodo.
L'allora giovane in questione si chiamava Mondin Tommaso ed era lo zio di mio papà, classe 1924 e secondo di sei fratelli, partito per il servizio militare il 24 agosto 2943 e trovatosi a soli 19 anni in uno dei periodi più critici della seconda guerra mondiale, vale a dire pochi giorni prima della firma dell'armistizio da parte del Gen. Badoglio con gli angloamericani, l'esercito italiano si era trovato avversario dei tedeschi.
Si è sempre parlato molto dei "Ragazzi del '99", ma al contrario poco si è detto dei "ragazzi del '24" (questo lo zio Tommaso lo sottolineava sempre) e con questo racconto spero di descrivere al meglio come si sono svolti i fatti in quel periodo.
In quel tempo Tommaso era di media altezza e con i capelli castani, un giovane nel fiore della giovinezza.
Partì la mattina del 24 agosto 1943 e, precisamente, alle 6,00 dalla stazione di Cornuda verso il Distretto Militare di Treviso, dove arrivò un po' impaurito verso le 10,00. Lì gli fecero una visita medica per accertarsi che fosse sano per partire per la guerra e successivamente gli destinarono il luogo dove andare a compiere il servizio militare.
Poi a Tommaso e ai suoi compagni fu rivelata la loro destinazione: il 7° Reggimento degli Alpini a Belluno.
Alle 16,00 dello stesso giorno dovette ripartire dalla stazione di Treviso verso Belluno, dove arrivò alle 23,00.
Durante quel lungo viaggio, dove tutti erano un po' storditi e sperduti, sia Tommaso che i suoi compagni di viaggio erano ubriachi perchè durante il trasporto, oltre ad aver mangiato, avevano anche per la maggior parte bevuto quello che si erano portati da casa. Tutto ciò lo avevano fatto per non pensare a ciò che li avrebbe attesi e che non riuscivano ad immaginare.
Il mattino seguente Tommaso fu svegliato presto e andò a lavarsi nel torrente lì vicino, dopo li inquadrarono e i superiori dettero loro tutto l'occorrente, quali divise ed altro.
Rimase ad esercitarsi in caserma dal 25 agosto all'8 settembre, pativa molta fame perchè gli davano poco cibo e infatti perse 7 chili in 20 giorni.
Mercoledì 8 settembre 1943 alla radio ci fu l'annuncio dell'armistizio da parte del Gen. Badoglio, ma Tommaso e i suoi compagni lo vennero a sapere molto più tardi dai superiori.
Di conseguenza giovedì 9 e domenica 10  li rinchiusero in caserma perchè credevano volessero scappare. Infatti era proprio così.
Sabato 11 settembre i "veci" tolsero le grate delle finestre delle scuderie dei muli e così poterono scappare e corsero fino a Calalzo dove, sia con felicità che con molta paura allo stesso tempo, presero il treno per Cornuda alle 5,00.
Lo ricordo ancora adesso con quella sua voce ancora piena di paura e sembrava che questi momenti li stesse rivivendo qui davanti a me e inoltre si notava com'era difficile raccontarmi tutto questo.
Ad ogni stazione alla quale si fermavano chiedevano se c'erano i tedeschi per paura di essere presi e fatti prigionieri, ma visto che questi non c'erano, proseguirono il loro viaggio fino a Cornuda dove arrivarono sani e salvi alle 7,00.
Il padre ai Tommaso era già li che lo aspettava e immagino che gioia avesse provato in quel momento, a tornarono a casa.
La sua famiglia era composta da suo padre Giulio che era invalido, suo fratello maggiore Antonio, mio nonno, che era ritornato dal fronte della Jugoslavia a causa della pleurite, sua mamma Amelia, le sue quattro sorelle Bianca, Maria, Bruna e Giulia e suo nonno Luigi.
Perciò Tommaso era l'unico della famiglia che poteva lavorare i campi.
Da quel giorno cominciò a lavorare i campi di nascosto da solo e la notte dormiva lì in mezzo o in casolari disabitati, ma sempre da solo per sfuggire ai tedeschi e ai carabinieri che lo cercavano ogni giorno. Quest'ultimi andavano sempre a casa di Tommaso e chiedevano ai suoi familiari dove era, ma loro rispondevano sempre di non sapere niente.
Anche il maresciallo dei carabinieri di Crocetta e l'Ing. Ferdinando Castagna podestà, e proprietario del terreno dove abitava, si recava a casa di Tommaso per chiedergli se voleva ritornare a fare il militare accanto ai fascisti della Repubblica di Salò, ma lui rifiutò.
Durante l'arco di tempo che rimase via da casa, dormì per due mesi a Cornuda vicino al Capitello di S. Giorgio, poi trascorse tre mesi sul Montello in una casa disabitata. Una delle sue sorelle gli portava il cibo ogni giorno e una volta fu catturata dai tedeschi perchè pensavano portasse da mangiare ai partigiani. Infine la rilasciarono dato che aveva smentito tutto.
Tommaso, durante questo periodo, non portò mai con se fucili o armi varie e e non lavorò mai per i tedeschi. Inoltre, attorno al giugno del 1944 Tommaso si rifugiava in mezzo ai campi di frumento e di notte, per dormire, costruiva delle "capanne" con la paglia. Un giorno i tedeschi fecero il rastrellamento delle campagne per catturare tutti i disertori rimasti, allora dovette scappare verso Maser poiché i tedeschi si dirigevano verso Crocetta.
Mentre Tommaso continuava a raccontarmi tutto questo, aveva un'espressione molto triste e lo si poteva quasi veder tremare al pensiero di quei brutti ricordi.
Durante quelle notti terribili, passate per la maggior parte in mezzo ai campi, Tommaso udiva nel cielo il rumore di Pippo, chiamato così per non spaventare i bambini, che era l'aereo dell'aviazione militare tedesca. Quando scorgeva le luci accese di notte nelle case, lanciava a terra delle bombe perchè credeva si trattasse di partigiani.
Gli americani, invece, lanciavano le bombe facendole precipitare di giorno lungo la ferrovia, in maniera che non avrebbero potuto passare i vagoni contenenti armi tedesche.
Una bomba cadde anche nel Ponte Caneo e Tommaso, assieme ad un altro gruppo di uomini, andò ad estrarla.
Durante la ritirata dei tedeschi lui scappò con il bestiame, mentre i suoi familiari presero con se tutto quello che avevano e scapparono in una casa più distante, per paura che li catturassero, dato che abitavano lungo la Feltrina nella quale i tedeschi fecero la ritirata, e anche perchè avevano posteggiato i cavalli nelle stalle di Tommaso.
In quel giorno gli americani sparavano lungo la Feltrina, alle colonne dei tedeschi  che tornavano a casa, con la cicogna che era un aereo da combattimento americano.
I soldati perciò andavano a rifugiarsi sotto gli alberi di noce e i gelsi che trovarono lungo la strada, vicino alla casa di Tommaso.
Lui ritornò a casa solo dopo il 25 aprile 1945.
Il periodo successivo alla guerra fu un tempo di stenti e paure perchè c'era molta miseria e si temeva che la guerra non fosse ancora finita; ci volle parecchio tempo perchè nella gente passassero queste paure e si tornasse alla normalità.
Nella sua memoria questi avvenimenti sono rimasti sempre vivi ed indelebili e diceva sempre che era stato fortunato a non essere stato deportato in Germania, come altri suoi conoscenti.
Purtroppo il 22 dicembre 2004 Tommaso è scomparso e anche per questo ho voluto scrivere questo racconto in sua memoria.
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