Tema Grando - Gruppo Alpini Crocetta del Montello

- Sezione di Treviso -
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Attività > La scuola > Secondaria di 1° grado > Temi 2004-2005
Testo del tema presentato da Eleonora Grando, classe III E
premiata nell'anno scolastico 2004-2005
Nel 1944 mio nonno Tonello Bruno abitava a Ciano, in Piazza della Resistenza, aveva 12 anni; da allora è passato molto tempo, ma non è bastato per dimenticare quella tragedia che coinvolse anche il nostro piccolo paese: la Seconda Guerra Mondiale.
Mio nonno era ancora molto giovane all’epoca, ma ricorda ancora qualche fatto accaduto e come si viveva nel terrore, qui a Crocetta del Montello, durante la guerra.
Ascoltando il suo racconto si nota un misto di tensione, rabbia, dolore e impotenza, che viene a galla quando ricorda quel periodo; come fanno tutt’ora, le persone che ne sono state coinvolte, perdendo qualche famigliare o conoscente.

 
Foto d'epoca della famiglia di Bruno Tonello

“In quel periodo mi svegliavo ogni mattina prestissimo, verso le cinque, e andavo a pulire la stalla. Dal retro di essa, che guardava il Piave, si sentivano gli spari delle mitragliatrici.
Di notte mio papà, mio fratello, che aveva due anni più di me, e due miei cugini, dovevano nascondersi, perché potevano essere portati via dai tedeschi; il loro nascondiglio era nell’orto della nostra casa, avevamo scavato una fossa dove ci stavano quattro o cinque persone, per entrare si doveva alzare un coperchio dove sopra si trovava la terra con l’insalata, se restavano anche di giorno, mia mamma andava di nascosto a portargli da mangiare; quando la situazione divenne più pericolosa, andavano o a nascondersi nel Piave, quelle volte mia mamma dalla finestra di casa, faceva dei segnali appropriati con un lenzuolo bianco, per far capire se potevano o meno rientrare in casa. Come loro molti altri andavano a nascondersi sul Piave o sul Montello, sempre per sfuggire ai Tedeschi.
In quel periodo per acquistare il pane tutti avevano una tessera, ma la quantità del pane che si poteva acquistare era insufficiente e molte famiglie non avevano un granchè da mangiare.
Noi, abitando vicino al mugnaio, quando faceva buio, di nascosto portavamo i sacchi di grano da macinare, cosi almeno avevamo la farina per la polenta.
Anche il latte delle nostre mucche, dovevamo darlo ai Tedeschi e tenere per noi giusto il necessario; mi ricordo che un giorno un soldato tedesco venne lui a mungere le vacche, per controllare se lo imbrogliavamo, quel giorno mia mamma si arrabbiò e senza rendersene conto alzò la voce contro e disse al soldato che prima doveva sfamare la sua famiglia e poi i tedeschi,  per fortuna questo non la badò e se ne andò.
Il 31 Agosto 1944 alzandomi pensavo fosse un giorno come tanti altri, invece non lo fu per niente.
Quel mattino dei camion con numerosi soldati, provenienti dalla “crosera”, si fermarono davanti casa mia.
Io e mio papà stavamo uscendo di casa con una bestia da portare al macello di Cornuda, i Tedeschi ci fermarono e ci chiesero delle “cavezze” e una grossa corda, che vengono subito appese alle finestre dell’osteria da Martinelli. Fanno scendere da un camion Morgan Armando e Bordin Pietro, da li si capisce cosa sta succedendo. Qualcuno va a chiamare il parroco Don Carlo Massara, che cerca di persuadere il comandante a risparmiare la vita ai due innocenti, perché non erano i partigiani che loro stavano cercando, per aver ucciso giorni prima dei Tedeschi, ma il comandante, spiegò al parocco che Morgan era sospettato di portare il pane ai partigiani, visto che lavorava nel panificio dei Salandini e invece Bordin venne accusato di tenere armi in casa per i partigiani. L’insistere non servi a niente, cosi a Don Carlo Massara non restò altro che confessare quei due. Bordin viene fatto salire per primo, ma la corda è troppo corta, cosi prendono una sedia e lo fanno salire, prima di morire grida qualcosa, ma io non ricordo le parole; poi viene fatto salire Morgan, che cerca di resistere il più possibile, ma anche per lui alla fine cede.
I due corpi restano li appesi,  per ordine dei Tedeschi, fino al mattino seguente, se non fosse stato cosi, avevano minacciato di bruciare il paese. Da quel giorno, gli abitanti di Ciano, avevano paura di essere coinvolti, con qualche vicenda che riguardava i partigiani.
Alla fine della guerra i partigiani presero un veterinario di Cornuda perché era una spia fascista; lo legarono ad in carro e lo portarono lungo il paese,  poi si fermarono davanti alla casa dei suoi parenti, che stavano nascosti all’interno e guardavano la scena, dalle fessure delle imposte, per paura di essere coinvolti. Li lo frustarono con la “scuria” e gli sputarono addosso e infine venne ucciso a Cornuda.”
Questi fatti dovrebbero farci riflettere, ma ancora oggi in tutto il mondo ci sono guerre.
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