Tema De VidoM - Gruppo Alpini Crocetta del Montello

- Sezione di Treviso -
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Attività > La scuola > Secondaria di 1° grado > Temi 2004-2005
Testo del tema presentato da Marco De Vido, premiato con la borsa di studio
nell'anno scolastico 2004-2005
1940-1945: seconda guerra mondiale. A scuola i professori di storia ci spiegano le cause e gli eventi  salienti del conflitto. ma sembrano fatti di un’epoca lontana, di un passato ormai remoto. Ma non è la stessa cosa sentir parlare di guerra da chi l'ha  vissuta in prima persona, costretta, suo malgrado, a subirne le conseguenze.
Io ho avuto la fortuna d poter ascoltare, dalla sua viva voce, i ricordi di Antonietta Bruffato, una distinta ed elegante signora che abita a pochi passi da casa mia. Quando le ho chiesto di raccontarmi cosa si ricordava della guerra a Crocetta, lei dapprima mi ha  guardato un pò esitante, come se avesse un vuoto nella mente riguardo quel periodo della sua vita, ma a poco a poco sono affiorati numerosi i ricordi, qualcuno lieto, ma per lo più dolorosi, legati a quegli anni.
Il 10 giugno 1940 l’Italia entra in guerra; la notizia arriva a Crocetta tramite radio pubbliche che  trasmettono il discorso pronunciato da Benito Mussolini.
Antonietta ha appena 17 anni, il padre è morto quando lei aveva solo 3 mesi e vive con la madre e la nonna in Via Belvedere in un borgo di case con un grande cortile. Antonietta già da 4 anni lavora come operaia al Canapificio e Lanificio Veneto di Antonini e Ceresa, mentre i suoi due fratelli sono emigrati in Somalia e lavorano a Mogadiscio per aiutare economicamente la famiglia, come altre persone del paese. Con lo scoppio della guerra Antonietta non ha più notizie dei fratelli, solo dopo nove mesi arriverà una cartolina da uno di loro che era stato imprigionato a Nairobi, in Kenya. E come quella di Antonietta, molte altre famiglie di Crocetta erano in continua ansia per la sorte dei loro cari lontani di cui non sapevano nulla. Quella che doveva essere una guerra lampo con una vittoria certa, si trasforma in un incubo senza fine per i militari, e anche per i civili: il cibo scarseggia e con la tessera, dopo ore di fila, si ottiene un pane molto scuro e duro che spesso non bastava per tutti.
Le notizie che la radio trasmetteva erano sempre rassicuranti: tutto andava per il meglio, l'esercito ben equipaggiato si batteva con onore e la vittoria non era lontana, ma la realtà era tutt'altra ed Antonietta se ne rese conto perché le poche notizie che arrivavano in paese dalle persone che "hanno visto" parlano di orrore e morte nei campi di concentramento nazisti, in Russia, in battaglia.
L’8 settembre 1943, il generale  Badoglio firma l'armistizio con le forze alleate, i Tedeschi diventano nemici e anche a Crocetta iniziano le rappresaglie contro i civili. Antonietta ricorda ancora nitidamente il rumore degli scarponi delle SS sulle strade bianche di ghiaia e la madre che raccomandava il silenzio e il buio per non attirare l'attenzione. Antonietta "rivede" con la memoria quei soldati sporchi e imbruttiti, con l'elmetto schiacciato sulla fronte, le loro urla minacciose mentre battevano col calcio del fucile alla porta della grande casa di suo zio nel borgo di via Belvedere; per fortuna i Tedeschi non trovarono la pistola che il cugino di Antonietta aveva nascosto prima di partire per la guerra, altrimenti tutti gli abitanti avrebbero fatto una brutta fine. Il cugino di Antonietta era pilota dell'aviazione e un giorno venne colpito mentre volava con il suo bombardiere e fu dato per morto, ma anche dopo parecchi mesi la madre non voleva crederci e continuava ad affermare che suo figlio sarebbe tornato a casa  sano e salvo; un bel giorno di primavera arrivò una cartolina in cui il ragazzo rassicurava la famiglia sul suo prossimo ritorno a Crocetta. Fu una delle poche gioie vere che Antonietta potè condividere con la propria famiglia. Poi, con gli  occhi lucidi, decide di parlarmi del suo più brutto ricordo di guerra e così  racconta: - Era sotto l'Epifania del 1944 e c'era la neve per terra. Verso le  21.30 di sera si sente il rumore del bombardiere che sempre sorvolava la zona e che noi chiamavamo “Pippo". Mia madre ci disse di spegnere la lampada ad olio e di non far filtrare la minima luce all'esterno, altrimenti l'aereo avrebbe mitragliato o scagliato bombe contro l'abitazione, però vedevamo una debole luce provenire dalla casa vicina. Sfortunatamente la scorse anche l'aereo che iniziò a bombardare, alcune bombe però non esplosero subito, la strada era buia e c"era  il pericolo di calpestare qualche ordigno. Ero fuori in cortile quando si sentì  un gran boato e vidi una forte luce: Mario, un ragazzo che abitava vicino a noi, aveva calpestato una bomba e lo vidi letteralmente saltare per aria. Ricordo il  terrore provato, le urla di Mario, il suo corpo straziato con i piedi che non  c'erano più, la neve insanguinata... Mario fu portato all'ospedale militare di  Biadene, dove morì poche ore dopo e quella sera erano morte anche altre due  persone, quelle che abitavano nella casa dove si vedeva la luce… -
E' un ricordo doloroso perché  la morte, e specialmente la morte violenta, resta impressa nella mente, come un monito. Antonietta riprende il racconto: - Il giorno dopo arrivarono sul posto i Carabinieri e rassicurarono le persone del borgo che non c'era più alcun pericolo, ma nel "filò" della sera, nella stalla di mio zio, non si parlava che di Mario, dell'orrore della guerra che non risparmiava niente e nessuno, del  nostro vivere sempre nella paura. E mio zio fu testimone di un altro fatto  terribile successo a Crocetta nella primavera del 1944: stava tornando da  Montebelluna con il carro trainato dai buoi, quando in località "La Castella" un militare tedesco lo fermò davanti a una casa al cui muro più lungo erano appoggiati ritti in piedi 10 persone tra uomini e bambini. I Tedeschi volevano che mio zio fosse testimone della fredda esecuzione e così fu. Il militare ordinò di aprire il fuoco e le mitragliatrici crepitavano mentre i corpi cadevano a terra. Mio zio assistette impotente alla macabra scena, ma qualcuno  respirava ancora e provava a tirarsi in piedi. Allora i Tedeschi diedero fuoco  all'abitazione e ancora adesso quel luogo si chiama "Casa Brusada". Conosco il  luogo ed ora so anche l'origine del nome.
Antonietta ricorda anche il bombardamento di Treviso. il Venerdì Santo del 1944: - Stavo facendo il mio turno di lavoro al Canapificio quando suonò l'allarme aereo; il piano di evacuazione prevedeva che gli operai che in quel momento si trovavano sul posto di lavoro abbandonassero tutto per rifugiarsi negli appositi rifugi costruiti all'esterno a distanza di sicurezza dalla fabbrica. Così feci, con le altre compagne ma anche nel rifugio si sentiva il frastuono degli aerei e il boato delle bombe. Più tardi la radio diede la notizia: molte persone erano morte  sotto il bombardamento americano e così non sapevamo più se ritenerli ancora nostri amici e liberatori.
Ma finalmente i soldati  americani liberarono Crocetta il XXX aprile 1945: arrivavano dal ponte di S. Anna con carri armati e mitragliatrici si facevano strada con gli stessi mezzi  corazzati.
Vidi la bandiera a stelle e strisce farsi sempre più grande fino ad averla davanti a me, la gente pazza di  gioia sventolava fazzoletti bianchi e andava incontro ai soldati con la faccia infangata. I tedeschi, ormai allo sbando, battevano ovunque in ritirata  lasciando dietro di sé cannoni, armi e altri oggetti ingombranti.
Gli americani si fermarono circa tre giorni nel piazzale del municipio offrendo alla gente cioccolata, pane, cibo, sigarette e altre cose di cui loro erano ben forniti. Poi partirono  alla volta dell' Oltre Piave. La guerra è finita!"
Il racconto è terminato, tante storie piccole e grandi, ricordi vivi che Antonietta ha vissuto e ora condiviso con me e mi hanno reso più consapevole di una realtà vissuta che ora non è più lontana.
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