ANNO SCOLASTICO 2009-2010 |
Tema: Tra Piave e Montello, Fiume e Colle Sacri alla Patria. Come vedi e cosa proporresti per lo sviluppo naturalistico e turistico del loro ecosistema? |
Simone Reginato, nato a Montebelluna il 5/5/1996, Classe III F |
Svolgimento |
Vorrei cominciare questo tema parlando della storia del Piave e del Montello; ma se dovessi raccontarla dagli inizi, scriverei per giorni interi. Essi erano conosciuti già prima della Prima Guerra Mondiale, periodo che vorrei approfondire, quando i capi della Serenissima Repubblica di Venezia sfruttavano il legno del Montello per costruire le loro flotte, traghettandolo lungo il corso del Piave. Come ho già detto prima questo fiume e questo colle divennero luoghi sacri alla Patria, quando dopo la disfatta di Caporetto, il 24 ottobre 1917, le truppe italiane vi opposero una linea difensiva impenetrabile. Questa strategia fu resa possibile anche grazie alla voglia di vivere, presente in tutti i soldati e che soprattutto gli Alpini trasformarono in capacità di reagire. Essi furono l'anima della Resistenza e si resero indispensabili durante tutta la sua durata per le loro grandi qualità e per il loro attaccamento alla Patria. Segno distintivo degli Alpini è la penna, che portano con orgoglio sulla parte sinistra del cappello e che per l'alpino è sacra. Essa è di corvo, nera, per la truppa, marrone per i sottufficiali e gli ufficiali minori e bianca per gli ufficiali maggiori e i generali. Per questo motivo gli Alpini, caduti in battaglia, sono chiamati "PENNE MOZZE". Sul cappello, in base al colore della penna, della nappina di lana su cui essa poggia, il fregio frontale e il numero dei galloni e stelle, si può capire la specialità d'appartenenza e il battaglione, in cui è arruolata la persona che lo indossa. Il corpo degli Alpini adottò questo copricapo il 15 ottobre 1872, giorno nel quale fu riconosciuta l'appartenenza degli Alpini nell'esercito italiano. Nonostante fosse certificata l'esistenza di tre Legie Alpine già ai tempi dell'Impero Romano, in quegl'anni di tensione l'allora capo dell'esercito, il generale Perrucchetti, capì la necessità di difendere i confini a nord dello stato e concluse che nessuno li avrebbe difesi meglio di un nerbo di truppe specializzate e legate intimamente al territorio. In seguito, però, gli Alpini non combatterono solo per difesa, ma furono anche mandati all'assalto come durante la campagna di Russia o operazione Barbarossa (22 giugno 1941) per la loro "adattabilità", il loro coraggio, la loro grande disponibilità e il senso di sacrificio nell'intervenire nelle zone colpite da gravi calamità, queste caratteristiche li hanno resi famosi in tutto il mondo. Un'altra loro particolarità è la devozione alla Madonna, durante le battaglie, infatti, Essa era la loro protettrice e quella delle loro famiglie lontane. Le più grandi imprese alle quali gli Alpini hanno partecipato furono, probabilmente, le due Guerre Mondiali, anche se so che definire "grande" una guerra è ingiusto ed inappropriato. Nel caso della Prima territorialmente più vicina ai nostri luoghi, gli Alpini, costruiscono bunker, si rifugiano in grotte naturali come quella del Buoro o bombardano le postazioni nemiche dal Monte Grappa e dal Montello... Quasi tutte queste azioni eroiche, non trovano purtroppo testomonianza. Per renderle note, si potrebbe rendere agibili le grotte lungo la parte del corso del Piave interessata. Ricordo che un giorno mio padre mi ha portato a vedere una torretta d'avvistamento nascosta tra la 16° e la 17° presa del Montello, tutta coperta di muschi e licheni, cosparsa di bottiglie rotte e lattine vuote. Sarebbe interessante che luoghi come questo fossero ripuliti, sistemati e presi in tutela da alcuni alpini, che, con l'ausilio di ragazzi della scuole medie vicine, siano incaricati anche di spiegare com'era la vita al fronte, magari con l'aiuto di manichini (come al museo del novecento a Crocetta) o di nuove tecnologie ad esempio computer e simulatori (Come quello di Caorera). Ad esempio, una volta ho assistito ad una visita guidata ad un museo a Caporetto, dove ho visto una cartina tridimensionale dei luoghi dove avvenne la disfatta con evidenziate le postazioni principali; inoltre la guida ha mostrato un filmato di circa un quarto d'ora basato su ritrovamenti (lettere, diari, messaggi...). La visita è stata molto istruttiva e al contempo non stancante. Ritengo che per i gruppi degli Alpini del nostro Comune non dovrebbe essere difficile organizzare una "cosa" simile (anzi, credo che potrebbero realizzarla anche in modo migliore). Scommetto che molti anziani sarebbero felici di portare le loro testimonianze: ricordo che mio bis-nonno ogni volta che lo andavo a trovare, mi raccontava di come: "una de chei maledeti tedeschi me g'ha n'piantà na paotoa sul cor", infatti era stato ferito vicino al cuore, ma, visto che la pallottola non era uscita e non si erano fidati ad estrarla, dovette rimanere in trincea per settimane. Da quando tornò a casa, non perse più una Messa e recitò un Rosario al giorno per la Madonna, alla quale era devotissimo e che secondo lui lo ha aiutato a tornare a casa vivo dal fronte. Esperienza che molti delle nuove generazioni ignorano. Per questo sarebbe utile coinvolgere gli alunni delle scuole dei nostri paesi, le quali, potrebbero a loro volta entrare in contatto con scuole di altri paesi, con le quali scambiare testimonianze e informazioni riguardanti il nostro territorio; magari anche con delle scuole tedesche, in modo da capire come vissero la guerra i loro nonni e cosa pensano della strenua resistenza dei nostri soldati. Ascoltare i racconti di mio nonno sull'argomento, mi ha fatto comprendere quanto l'importanza dell'ascoltare ciò che i "giovani di una volta" hanno da dire, perché avere delle testimonianze dirette, magari in dei luoghi significativi, fa capire molte più cose di quando sono raccontate da una persona in giacca e cravatta, a scuola o in un museo. Bisognerebbe inoltre sensibilizzare quegli "idioti" che continuano a distruggere l'ambiente con materiali inquinanti, magari spiegandoli che i loro nonni forse anche i loro padri, sono morti per difendere i luoghi sacri che loro ingiustamente onorano in quel modo. Personalmente devo ringraziare il Gruppo degli Alpini per aver indetto anche quest'anno questo concorso, perché ho fatto scoprire a me e alla mia famiglia, nella quale nessuno è Alpino molte cose che prima ignoravo ed ha aperto molti discorsi durante i quali ho dovuto sostenere le mie idee su come svolgere e strutturare il tema. |