ANNO SCOLASTICO 2007-2008 |
Tema: "Dopo le letture che hai fatto in classe, la visita al Museo del 900 e della Grande Guerra e i film che hai visto, immagina di essere un soldato al fronte e prova a scrivere una lettera ai tuoi familiari per raccontare la tua esperienza e le tue emozioni" |
Elisa Caprini, nata a Montebelluna il 26/3/1994, Classe III E |
Svolgimento |
Oggi è il 16 Aprile 2008 e finalmente io, Elisa Caprini, compio quattordici anni e posso essere considerata un'adolescente, con tutti i problemi che questo comporta: famiglia, scuola, ragazzi... In seguito ad una stressante giornata a scuola ritorno a casa, dove mi aspettano i miei genitori e i miei nonni con i loro regali di compleanno. Dopo una borsetta, un paio di scarpe nuove, arriva nelle mie mani una busta ingiallita, chiaramente di origini antiche. Decido di andare in camera e aprirla li, sul retro della busta c'è scritto: "Per il/la mio/a futuro/a pronipote". L'apro delicatamente: la calligrafia non è molto leggibile, ma ci provo lo stesso. 18 Maggio 1916 Caro/a nipotino/a mio/a, spero che tu sia una femminuccia quindi ti scriverò questa lettera come se tu fossi una ragazza, ma se tu sei un ragazzino non avercela con me, non importa, il fatto che tu sarai una donna è solo una mia sensazione. Come avrai ben capito il mittente di questa lettera è il "babbo" del tuo bisnonno e vorrei che tramite queste poche righe che ti scrivo tu possa provare a riflettere su quello che i tuoi antenati hanno vissuto. Tu, che vivi agli inizi del XXI secolo (credo che il mio calcolo sia esatto) avrai mille comodità, come quella di andare a scuola e spero che lì ti abbiano parlato della guerra a cui io e i miei amici stiamo partecipando. Prima di tutto mi presento: mi chiamo Andrea Caprini e
attualmente ho ventiquattro anni; per mia fortuna ho frequentato la scuola fino
alla quarta elementare, dove ho imparato a leggere e a scrivere. La catastrofe si è abbattuta sulla nostra famiglia poco più di un anno fa quando mi hanno collocato al fronte italiano. Sono ormai mesi che viaggio da una trincea all'altra e le mie speranze di tornare a casa sono morte quando ho visto il mio migliore amico ucciso da un proiettile austriaco. Ne ho visti tanti di cadaveri in questi giorni: ieri sono morte cinquanta persone per riuscire a conquistare la prima linea! Adesso sto in mezzo ai cadaveri austriaci, pensandoci bene sono persone anche loro come noi italiani, anche se il nostro comandante ci ha detto di trattarli come cose, ma non penso che questo comportamento sia giusto. Ogni momento dell'attacco lo vivo come se fosse un sogno lontano, ho paura in questi attimi, pensare di morire quando io questa guerra non la volevo neanche combattere. Cosa fa lo Stato italiano per noi disgraziati finiti al fronte? Niente. Non abbiamo ne di che sfamarci ne di che vestirci e per questo altre decine di uomini muoiono per la fame o per un semplice raffreddore causato dal fatto che siamo a cinque gradi sotto zero, con nessun indumento adatto a quello che dovremmo affrontare. Perché non viene il Re o uno di quegli zucconi del governo a rischiare la vita qui in trincea! Non possiamo ribellarci perché se alziamo la testa o iniziamo a discutere gli austriaci o i nostri superiori ci uccidono! Alcuni miei compagni dicono: "Dov'è il Buon Dio adesso?", io credo invece che Dio sia tra noi quando alla sera iniziamo a conversare e ci scappa una risata, oppure quando arrivano le lettere dai nostri famigliari; comunque non è Dio quello che ha voluto questa stramaledetta guerra, ma i sovrani dei vari Paesi, che però adesso rimangono seduti sulle loro belle poltrone creando dappertutto ancora più povertà e disgrazia di quanta non ce ne fosse prima di questa guerra! Anche qui, in trincea, abbiamo a disposizione solo un pasto al giorno il quale può essere composto da pochi chicchi di riso o da una patata: e il Re pensa che noi riusciremo a combattere in queste condizioni? La disperazione è sempre più forte: ognuno di noi vuole tornare dalla propria moglie e dai propri figli e non continuare a restare qui a farsi uccidere. I giornali di quest'epoca scrivono cose fantastiche su questa guerra, come quando ho letto che i soldati vogliono continuare a rimanere in guerra per orgoglio, per la patria! Calunnie! E vera una cosa: con questa guerra vorremmo dare una vita migliore ai nostri figli anche se penso che alla fine di tutto questo ci sarà ancora più povertà. E tè, nipotina mia, spero che tu viva in un mondo di pace e di ricchezze che in questo momento non riesco neanche ad immaginare. Vivi gli anni della tua giovinezza in pienezza e gioisci, vivi felicemente, ma ricordati di me come quella persona che ti ha dato la libertà; e ricorda i milioni di morti che hanno dato la loro vita unicamente per le proprie famiglie. Spero che un giorno salga al governo qualcuno che sia più intelligente di quegli idioti che ci sono ora e che ci mandano al macello come pecore! Essi non ci trattano come persone, ma come animali! Questa mia lettera potrebbe essere l'ultima che io scrivo nella mia vita perché domani attaccheremo la seconda linea e forse morirò; è vero, ho paura di morire ma ho la speranza che questo mio sacrificio possa servirti a qualcosa.. Vivi nella gioia e nella luce della vita vera e non nell'oscurità della guerra e ricordati che la famiglia è il dono più grande che hai ricevuto. Spero che tu sia felice, con affetto il tuo trisnonno Andrea. Con le lacrime agli occhi mi distendo sul letto e inizio a pensare a com'è stato audace e coraggioso il popolo italiano, che ha fatto questo sacrificio anche per me! |