ANNO SCOLASTICO 2007-2008

Tema:

"Dopo aver letto documenti storici o testimonianze dirette o indirette relativi alla 1a Guerra Mondiale, prova a immedesimarti in un soldato di prima linea (di fanteria, alpino o bersagliere): com'erano le sue giornate, quali i suoi sentimenti, i suoi pensieri per il presente e l'avvenire"

Diego Candon, nato a Montebelluna il 17/8/1994, Classe III D

Svolgimento

LA VITA DI UN SOLDATO

Sono un soldato di prima di fanteria, mi chiamo Gino e ogni giorno combatto tra la vita e la morte per sopravvivere alla Grande Guerra!

Vi racconterò la mia storia, le mie emozioni, i miei pensieri e i molti soldati, che sono morti. Avevo circa diciotto anni ed ero nella mia casa con mio padre, che piangeva giorno e notte per la morte di mia madre. Anche mio padre stava morendo per un tumore ed io dovevo cavarmela da solo e accudire anche mio padre. Il vent'otto giugno venni a conoscenza, per radio, dell'attentato a Sarajevo; ebbe inizio la Prima Guerra Mondiale! Presero uomini, bambini e ragazzi e li portarono nelle diverse sezioni per combattere o lavorare. Mi condussero subito a combattere nelle prime linee di fanteria. Da li cominciò una vita, che non avrei mai immaginato, una vita sporca di sangue e soprattutto una vita da dimenticare! !

Le mia giornate erano sempre diverse per le emozioni e i sentimenti, che provavo e per i molti soldati, che ogni giorno morivano o si suicidavano. La mia giornata tipo era penosa e mortale, perché si rischiava molto. Al mattino, ci si alzava molto presto per combattere sui fronti e nelle trincee. Alcuni soldati più vecchi di me morivano già i primi giorni per le bombardate e le varie armi del nemico. Si andava avanti a combattere per tutta la mattinata senza sosta finche a mezzogiorno, quando si mangiava, altri soldati ci davano il cambio. Il cibo era pessimo: mangiavamo della minestra fredda con una barbabietola all'interno e del pane ammuffito e duro. Tutto questo ci doveva bastare una giornata intera. Dopo il pasto, si riprendeva la guerra e dopo tante ore facevamo una pausa notturna, ma anche di notte c'erano soldati che erano pronti a sparare se vedevano un minimo movimento. Vivevamo in una piccola capanna o in una tenda. Nella mia capanna eravamo in tre: un soldato aveva sui venti anni, l'altro vent'uno ed io. Il posto li era davvero orrendo e squallido. La capanna puzzava di morto, perché chi moriva, veniva lasciato sulla capanna per due o tre giorni. Non era un bello spettacolo dormire accanto ad un morto! Nelle trincee era sparso sangue ovunque e c'erano morti dovunque andassi. Era cosi il luogo dopo la fine di una battaglia.

Dopo i primi mesi di guerra cominciai a stringere le prime amicizie con i compagni di capanna e con un altro soldato, che era il mio migliore amico, perché mi aveva salvato la vita da un soldato nemico. Si chiamava Gianni e aveva la mia stessa età. Con i miei amici avevo più coraggio di affrontare la guerra!

Passarono gli anni e arrivò l'ultimo anno della guerra. Ormai io e i miei compagni eravamo sfiniti, non ce la facevamo più e per questo voglio raccontare un episodio, che non dimenticherò facilmente: ero in trincea e stavo combattendo, quando sentii il mio compagno di capanna, che voleva farla finita. Lui uscì dalla trincea e corse verso il nemico, cosi gli spararono quattro colpi di pallottola al cuore; cadde a terra e morì. Lo stesso giorno morì anche il mio amico di vent'uno anni: stavo sparando al nemico fuori dalla trincea quando sentii Marco, cosi si chiamava, che mi urlava dietro di stare attento e di girarmi. Mi girai di scatto e vidi il cannone del nemico puntato su di me. Avevo troppa paura e non avevo la forza di spostarmi, cosi Marco corse verso di me e mi spinse via; sentii una cannonata e quando mi fui ripreso vidi Marco senza testa che perdeva sangue, troppo sangue! Non ero capace di muovermi dalle emozioni che provavo, non ci potevo credere: erano morti due miei amici in un giorno di cui uno mi aveva salvato la vita. Così io e il mio migliore amico continuammo la guerra; avevamo perso ogni speranza.

Passò qualche mese e io ero solo un mucchio di ossa che vagava sulla Terra. Un giorno, però, sentii rinascere le speranze in me perché udii per radio che la guerra era finita. Allora corsi dal mio migliore amico a dargli la bella notizia, ma quando entrai nella capanna lo vidi morto. Era morto di tubercolosi. Così la Grande Guerra era finita ma i miei amici erano tutti morti. Avevo resistito per ben quattro anni! Ripresi la mia strada da solo, senza una meta.