Campanaro

 

1953, di Carlo Concina e Bruno Cherubini

Questa canzone si riferisce ad un fatto di cronaca del 1952: il ritrovamento dei corpi intatti di cinque Alpini caduti durante la Prima Guerra Mondiale, affiorati dal ghiacciaio dell'Adamello (vedi la terza strofa). La prima strofa è dedicata, idealmente, al campanaro della Val Padana; la seconda strofa al campanaro del Gran San Bernardo e al ritorno in Italia di un emigrato sfortunato


Campanaro della Val Padana per chi suoni la campana?

Tu, che inviti i valligiani al vespro e alla preghiera mattutina.

Oggi suoni, ma nel cielo implora la tua voce arcana:

"Benedici la mia Nina, che si sposa e se ne va lontana".

Din! Don! Dan! Suona lieto il campanil del Redentore.

Din! Don! Dan! Sei felice, eppure ti piange il cuore.

 

Campanaro del Gran San Bernardo per chi suoni la campana?

Nella notte di bufera, un'ombra in mezzo al turbine cammina;

l'emigrante che espatriò, sognando una ricchezza vana,

sulla neve si trascina, il tuo squillo è la salvezza umana!

Din! Don! Dan! Rivedrà la sua casetta tutta in fiore.

Din! Don! Dan! Tornerà dove ha lasciato il cuore.

 

Campanaro delle sette croci per chi suoni la campana?

Tra i ghiacciai dell'Adamello, avvolti in una bianca mantellina,

hai venuto riapparir gli eroi d'un epoca lontana:

hanno il volto ancor fanciullo e il cappello con la penna alpina.

Din! Don! Dan! La montagna è il loro letto, il loro altare.

Din! Don! Dan! Suona piano... che li puoi svegliare.

 

(Finalino) Campanaro delle Penne Nere

non si possono scordare, Din! Don! Dan!